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Violenza sulle donne: nessuna tutela dallo Stato.

Tanti e continui i proclami sulla tutela contro la violenza sulle donne. Ma nessuna tutela dallo Stato.

La violenza sulle donne è definita un problema di salute.

La realtà che conoscono gli avvocati che si occupano di violenza sulle donne è ben diversa.

E’ costituita da personale pubblico poco specializzato, a tratti incompetente.

Oppure da autorità di pubblica sicurezza quasi totalmente inesistenti, sicuramente non aggiornate.

Nessuna tutela, quindi, ma solo tanti proclami inutili, specialmente in corrispondenza con le ricorrenze e feste.

Indice

Violenza sulle donne: che tipi di violenza esistono?

Uno dei principali stereotipi è che se non c’è violenza fisica sulle donne, non c’è violenza.

Ma la maggior parte dei casi è costituita da violenza psicologica.

Questa è fatta di umiliazione, colpevolizzazione, isolamento.

Non è facile da dimostrare, per niente.

Violenza sulle donne: perchè i tribunali non ci credono?

Quasi mai i tribunali ci credono, quando sentono i racconti.

Primo, perchè i racconti sono parziali, superficiali e poco approfonditi a livello medico.

Secondo, perchè non esiste una sensibilità verso certi disturbi come il narcisismo maligno, la paranoia, eccetera.

Non esiste competenza specifica negli addetti ai lavori, che si limitano a vedere le cose dall’esterno.

Violenza di genere: perché gli assistenti sociali mettono in crisi le vittime?

Premesso che le cause civile sono decise sulla base delle relazioni sociali, ci si deve chiedere come mai spesso gli assistenti sociali, anch’essi poco preparati, tendono a non ascoltare la vittima?

Il fenomeno è molto pericoloso, ma diffusissimo.

La vittima che arriva nelle aule giudiziarie è quella che ha reagito, che ha trovato la forza da sola.

Nello scegliere tra chi ha forza di reazione e chi simula debolezza e vittimismo, cadono nella trappola di difendere il violento.

Quest’ultimo viene visto come la vera vittima.

Infatti, molte cause danno torto alle vittime o consigliano loro di arrangiarsi per il futuro.

Questo accade spesso in materia di violenza psicologica.

E’ come se reagire fosse una colpa.

Per questo non servono tanti convegni, innovazioni legislative e parole e feste di celebrazione: servirebbe capire la tematica e studiarla.

Capire che la violenza psicologica è subdola, si svolge tra le mura domestiche o nel segreto, ma non appare all’esterno.

Violenza sulle donne: perché se ne parla solo quando muore una donna?

Ancora in questi giorni a Bologna si è verificato l’ennesimo episodio di violenza sulle donne.

A farne le spese una donna che aveva denunciato l’ex.

Le autorità non facevano nulla: anzi, è venuto fuori un comunicato della Procura, con cui si afferma, stando ai giornali, che i testimoni non potevano sentirsi perché erano in ferie.

Non so se ci si rende realmente conto del problema.

Allo Stato italiano e alle sue istituzioni non importa nulla di una denuncia per maltrattamenti o violenza, nella maggior parte dei casi verrà archiviata o non avrà seguito e non sempre per colpa della vittima che magari la ritira o è intimorita da eventuali conseguenze dannose.

Spesso per l’incompetenza totale delle autorità su questi temi.

Per un falso garantismo che induce i magistrati persino ad assolvere chi commette violenze psicologiche ripetute e anche fisiche.

E’ ciò che gli avvocati conoscono bene, specialmente quelli che si occupano di narcisismo patologico, maltrattamenti in famiglia, violenza di genere.

Violenza in famiglia: perché l’avvocato è l’unico che può capire?

L’avvocato sa che quando una donna si rivolge a lui per essere stata vittima di violenza, avrà pochi strumenti per assicurarne una difesa effettiva.

E’ l’unico, però, che ha quel quid in più per difenderla.

Anzitutto perché gli assistenti sociali e i servizi sociali dei Comuni assumeranno sempre la posizione di totale neutralità.

In secondo luogo perché sarà difficilissimo dimostrare la violenza.

Violenza sulle donne: quali competenze per capirla?

Solo l’occhio esperto riconosce fenomeni come il gaslighting, come la negazione dell’autonomia economica della donna, la colpevolizzazione, il vittimismo, la negazione dell’evidenza come strumento per rendere la vittima totalmente succube e disorientata, al punto di pensare di essere pazza.

E quando la vittima si rivolge alle autorità per denunciare o viene derisa oppure non viene creduta.

E quando cerca un accordo con il predatore, per salvare i figli dalla peggiore delle esperienze, le autorità diranno che avendo cercato un accordo ha rinunciato a far valere la violenza e quindi è una madre immatura.

Insomma, un misto di totale incompetenza, a tratti malafede, garantismo fasullo contornano i tribunali italiani, nei quali le vittime di violenza non trovano giustizia, tanto è vero che il rapporto del Ministero dell’Interno conferma un aumento dei casi dall’anno scorso.

Invece di chiedersi come mai i casi aumentano, i Ministeri introducono nuove leggi inutili, mentre le vecchie non vengono applicate.

L’esigenza di sicurezza della popolazione non conta nulla, specialmente quella dei soggetti deboli.

Ai servizi sociali non interesserà, il più delle volte, che il genitore violento insegni ai figli a bestemmiare, rubare …., interesserà la genitorialità, malintesa ovviamente, perché si dirà purtroppo che un padre è un diritto, anche se è un delinquente che corrompe i figli.

In casi opposti, quando il padre non è violento e ha un profondo desiderio di rivedere e frequentare i figli, gli verrà detto che se loro non vogliono non ci si può fare niente.

Violenza di genere: una responsabilità delle istituzioni italiane.

L’avvocato che si occupa di maltrattamenti si indigna di fronte alle notizie di cronaca, perché sa che esiste una grave responsabilità delle istituzioni, sprovviste di quella sensibilità tanto declamata da leggi e proclami inutili.

Ci sono casi di donne che hanno denunciato 12 volte il predatore e sono state ammazzate miseramente e si dirà di nuovo che “non c’erano elementi” sufficienti, così come ci sono casi di Tribunali che addirittura arrivano a incentivare le visite figli-genitore violento sulla base di una genitorialità fasulla e inventata.

Insomma, il lavoro dell’avvocato della famiglia che si occupa di maltrattamenti non è semplice, perchè dovrà più che altro incoraggiare la cliente o il cliente che la strada è lunga e i risultati spesso non si vedranno, ma che bisogna comunque convivere con la violenza.

Chiedi una consulenza, non avere paura.

Articolo redatto ad Alpignano da Studio Duchemino il 26 agosto 2022 da STAFF FAMIGLIA

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