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Usucapione contro tutti: chi chiamare in causa?

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Spesso l’avvocato immobiliarista si trova a dirimere questioni di usucapione. Nell’immaginario collettivo l’usucapione è quell’istituto secondo cui occupando qualcosa per tanto tempo, ci si appropria del bene. Nelle liti condominiali, poi, uno spazio comune può essere usucapito dal singolo condomino che si comporta come se ne fosse proprietario esclusivo: basti pensare ad una frazione di cortile, ad un balconcino condominiale o a tanto altro.

Comportarsi come proprietario può far acquisire la proprietà in presenza di determinati requisiti. La Corte di cassazione civile, sez. II, 14 giugno 2018, n. 15619 si è occupata del parallelo problema della chiamata in giudizio. Contro chi, infatti, bisogna fare causa?

La risposta è nella situazione di fatto e di diritto. Se pretendo di far valere un diritto usucapito, il quale svantaggerebbe vari condomini e vari soggetti, dovrò per forza chiamarli in causa tutti quanti. Il che può sembrare dispendioso, salvo che lo stesso problema si pone in sede di mediazione civile obbligatoria per i diritti immobiliari.

Dice, così, il Collegio:

La domanda diretta all’accertamento della usucapione di un bene richiede la presenza in causa di tutti i comproprietari in danno dei quali l’usucapione si sarebbe verificata perché comporta l’accertamento di una situazione giuridica (usucapione e proprietà esclusiva) confliggente con quella preesistente (comproprietà degli altri) della quale il giudice può solo conoscere in contradditorio di ogni interessato. (Nella specie, la S.C. ha ritenuto corretta la decisione del giudice del merito di non disporre l’integrazione del contraddittorio nei confronti della Regione Campania, ente gestore di un immobile demaniale che, secondo l’attore in usucapione, aveva perso tale qualità, essendo il bene di proprietà dell’Agenzia del Demanio).

Appare così evidente il principio di diritto sotteso alla fattispecie.

Articolo redatto a Torino da Studio Duchemino il 10 luglio 2018

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