Non ci riferiamo solo alla pressione fiscale, che è molto alta.
Piuttosto, ai tipi di tasse che Comuni, Enti Pubblici e P.A. “inventano” ogni giorno per raschiare il barile e trovare fondi a tutti i costi per le loro casse in dissesto. La malagestione dell’amministrazione, infatti, viene fatta ricadere sui cittadini, già ampiamente esasperati. Vale, così, la pena individuare quelle che in Italia oggi rappresentano veramente delle imposizioni fiscali assurde, ingiuste, intollerabili.
La carrellata potrebbe iniziare, anzitutto, dall’ipotesi circolante in merito ad una tassa di € 4 a passeggero per il semplice transito aeroportuale, che condizionerebbe un settore già in crisi, riducendo probabilmente la domanda dello 0,7 %. E’ stata battezzata “tassa sul biglietto aereo” e ovviamente renderebbe meno competitivo questo sistema di trasporto rispetto a quello ferroviario.
Hanno colpito, poi, l’immaginario collettivo le tasse sull’ombra dei tendoni dei negozi, sulle croci luminose delle farmacie o sulle insegne, sui menù esposti dai ristoranti, e su cartelli e bacheche.
Altrettanto folle è la tassa sugli imbullonati, cioè i macchinari delle fabbriche che vengono imbullonati a terra e quindi considerati con gaudio dal Fisco come “beni immobili” da (tar)tassare! Inutile dire che si tratta di strumenti produttivi, che le aziende utilizzano proprio per continuare l’attività…
Appare persino banale, al confronto, la tassa di soggiorno turistico, che spesso i Comuni aumentano a dismisura. Per coprire non si sa quali costi di accoglienza e imposta non a tutti, ma solo alle strutture “ufficiali”. Senza contare che alla fine molti albergatori se la tengono e non la versano al Comune.
Meno banale, ma più odiosa, l’IMU sugli immobili inagibili perchè alluvionati o terremotati.
Interessante, ironicamente, la tassa sulla messa in sicurezza dello stemma di famiglia, che verrebbe registrato pagando appunto una tassa sul cognome della casata. E la tassa sulla raccolta dei funghi? Quella sulla bonifica delle paludi?
Sembra a questo punto molto verosimile quella teoria secondo cui le tasse servono solo allo Stato per “gestire” l’inflazione e non certo per coprire la spesa pubblica, sempre più oscura e poco trasparente! C’è da chiedersi se qualche volta è eticamente corretta una tassa sui loculi del cimitero, se ha senso che un cittadino paghi un’accisa che fu introdotta magari durante la guerra per fronteggiare determinate situazioni scomparse da decenni. Peraltro, ormai sul web l’ironia si spreca, c’è che pensa infatti alla onestà della tassa di soggiorno degli automobilisti in coda da ore sull’autostrada, sulla via delle vacanze, oppure chi fa correttamente sarcasmo sul fatto che bisognerebbe tassare gli annunciatori degli 80 €, in modo da avere poi la copertura per gli stessi 80 euro! D’altronde, l’ironia è l’eleganza del cittadino che non sa come far capire al Governante che è folle applicare l’I.M.U. su una sciovia, come stabilito dalla Cassazione che ha considerato gli impianti come esercizi di commercio, invece che di trasporto pubblico o privato. Così, esterrefatti si rimane di fronte alla tassa sulle salme che entrano nel cimitero, escussa al momento della sepoltura. Si è rivelata, per fortuna, una bufala la tassa sulle gabbie per uccelli in discussione a Capri. Non così, forse, per la tassa sulle rampe d’accesso al fiume Po.
Chissà se ci vuole una laurea in economia per comprendere che ogni tassazione assurda non fa altro che diminuire la circolazione del denaro e quindi il PIL?
Articolo redatto a Torino il 17 aprile 2015 da Studio Duchemino