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Ricorso INPS vigile del fuoco volontario: a chi rivolgersi?

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Il vigile del fuoco volontario sta vivendo un periodo complicato: svolge un ruolo “ideale” simile al volontariato, non è equiparato al lavoro subordinato, ma tuttavia viene spesso penalizzato dai comportamenti dello Stato italiano e dell’INPS, specialmente in materia di pensioni, indennità di disoccupazione, mobilità. Dunque, visto che ci occupiamo da anni di questo tema e abbiamo ricevuto da tutta Italia diverse segnalazioni di ingiustizie, anche dalle sigle sindacali, proviamo a scrivere qualche riga sul tema del ricorso INPS del vigile del fuoco e a chi rivolgersi.

Il ricorso inps del vigile del fuoco è diventato un atto obbligato a seguito delle sanzioni e dei ruoli che vengono inviati spesso dall’inps al vigile del fuoco volontario per chiedergli la restituzione di somme di denaro, o anticipazioni naspi. Infatti, già in passato abbiamo parlato dei vigili del fuoco volontari, mettendo in luce che secondo la dominante giurisprudenza essi non hanno nei confronti della pubblica amministrazione un rapporto di lavoro, ma solo di servizio emergenziale e a chiamata e quindi non possono essere formalmente equiparati al vigile del fuoco permanente, con rapporto di dipendenza.

A pagina 5, in fondo, del rapporto governativo sui vigili del fuoco, si legge appunto che non hanno un rapporto di dipendenza, ma vengono chiamati al bisogno.

A causa di questo inquadramento, il vigile del fuoco volontario ad esempio non ha diritto al t.f.r., perché manca il rapporto di dipendenza che costituisce il presupposto del trattamento di fine rapporto.

La cosa che proprio colpisce e non funziona di questo sistema di reclutamento sono le palesi ingiustizie in cui incorre il vigile del fuoco volontario che svolge magari pochissimi servizi in un anno e non guadagna praticamente nulla, ma viene poi penalizzato dall’inps con richieste di denaro o la restituzione di somme anticipate o addirittura il mancato riconoscimento di periodi di contribuzione.

Se a fronte dell’impegno, vi fosse un reale guadagno di notevole entità, si potrebbe ancora capire, ma in diversi casi non è così. Il vigile del fuoco volontario è quindi costretto anzitutto a fare ricorso all’inps, come nel celebre caso che ha impegnato, su rimando del Tribunale di Torino, la Corte costituzionale con sentenza 90 del 2024. In quel caso il vigile del fuoco volontario aveva fatto ricorso perché aveva percepito l’incentivo all’imprenditorialità sotto forma di anticipo della naspi, avendo lasciato il suo lavoro ed essendo in stato di disoccupazione; poi aveva avviato l’attività autonoma e successivamente a causa del Covid l’attività aveva dovuto chiuderla per ragioni di forza maggiore. Era ovvio in questo caso che non c’era stato alcun fine elusivo delle norme che dispongono l’anticipo naspi ai fini della rioccupazione in una partita iva, perchè realmente il vigile aveva usato quei soldi per l’attività, poi venduta ad un quarto del valore rispetto a quello a cui l’aveva acquistata. Ma il fatto che l’aveva subito chiusa non dipendeva certo da mala fede o qualche disegno strategico particolare, semplicemente il Covid gliel’aveva fatta fallire e quindi l’inps, non distinguendo alcuna situazione dalle altre e volendo solo “ciecamente” recuperare le somme date, chiedeva la restituzione dell’intero importo anticipato, creando un serio danno alle finanze già mal ridotte del malcapitato vigile del fuoco volontario. Quindi, anzitutto il ricorso amministrativo inps è la base per poi fare ricorso in tribunale. Per fortuna, poi, il tribunale di Torino, capendo la situazione, aveva sollevato la questione di illegittimità costituzionale della norma in questione (art. 8 comma 4 del decreto legislativo 22/2015), nella parte in cui consentiva questi soprusi mediante l’applicazione meccanica e irrazionale del disposto normativo.

La Corte, quindi, dichiara la norma incostituzionale. Il problema è che vi sono in Italia varie situazioni di vigili del fuoco volontari che sono costretti a restituire somme ricevute dall’inps solo perché formalmente risultano aver percepito piccolissimi redditi a titolo di vigile del fuoco volontario nel periodo coperto dalla misura assistenziale. Ma, ripetiamo, se vi fosse un reale ed enorme guadagno, si potrebbe capire. Ma stiamo parlando, invece, di una attività di volontariato, in cui il vigile del fuoco volontario si trova a percepire somme che rasentano il ridicolo, per essere poi automaticamente danneggiato dalle richieste dell’inps.

In questi casi, quindi, si rende necessario il ricorso inps del vigile del fuoco volontario che tramite avvocato si fa redigere il ricorso, che viene poi depositato presso inps dal patronato o caf, e se ciò non basterà, sarà possibile il ricorso al tribunale. Suggeriamo fin da ora di sollevare la questione di illegittimità costituzionale della norma, anche se questa è prerogativa del magistrato, ma può essere appunto sollecitata dal ricorrente. La questione relativamente nuova in Italia, con pochi precedenti, si presta infatti ad una definizione più precisa, in quanto è incontestabile il danno irragionevole al vigile del fuoco volontario per aver fatto solo qualche piccolo servizio in regime di emergenza. In fondo, è lo stesso rapporto governativo che si spertica a dire che questa figura nasce e aumenta per rendere possibile l’occupazione dei giovani, ma dobbiamo considerare che non serve molto a fare reddito se non in piccola misura, quanto più a cercare di svolgere un ruolo utile per la società che serve al massimo ad integrare il reddito.

Concludiamo dicendo che anzitutto è necessario fare il ricorso amministrativo del vigile del fuoco volontario con l’aiuto di un avvocato e dopo, se necessario, si passerà al ricorso in tribunale sezione lavoro.

Per ogni ricorso inps si può chiedere qui.

Articolo redatto ad Alpignano da Studio Duchemino il 30 settembre 2024

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