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Pagamento tramite POS per imprese e professionisti

Dal 30 giugno 2014 sarebbe in vigore l’obbligo per le imprese (e i professionisti) di consentire ai clienti pagamenti tramite POS, bancomat, quindi, e carte di credito (moneta elettronica).

Per quanto riguarda specificamente gli avvocati, il C.N.F. (Consiglio Nazionale Forense) aveva ribadito con circolare 10-C-2014 che l’inesistenza di sanzioni verso chi non si fosse dotato di questi apparecchi, piuttosto costosi (si parla di un costo tra € 25,00 circa ad € 180,00 annuali), che permettono le operazioni di pagamento tramite POS escludeva che gli avvocati e i professionisti dovessero derogare ai consueti principi regolanti la materia: il pagamento, al di là delle situazioni in cui le leggi prevedono forme di pagamento precise (come in materia di anti-riciclaggio) avveniva quindi nelle modalità consuete del bonifico, del contante, dell’assegno circolare o bancario.

Ad oggi possiamo dire che è cambiato poco, salvo quanto però previsto dal disegno di legge n. 1747 depositato al Senato (Disposizioni relative all’obbligo per i soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, di dotarsi di adeguati strumenti di pagamento elettronici per pagamenti superiori ai 30 euro), reperibile qui (http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00905725.pdf), che stabilisce effettivamente sanzioni per chi non si dota di queste apparecchiature: € 500,00, obbligo di adeguamento, ulteriore sanzione di € 1.000,00 nel caso di mancato adeguamento nonostante l’accertamento, eventuale sospensione dell’attività nelle more dell’adeguamento.

Si sta parlando dei pagamenti superiori ad € 30,00. Sono state sollevate fondate critiche a queste imposizioni. In effetti, almeno per quanto riguarda gli studi professionali, il problema è che molto spesso i clienti non saldano nemmeno il dovuto e gli studi legali sono impegnati, durante l’anno, a recuperare i crediti derivanti dall’attività professionale già svolta, senza contare i casi in cui i servizi siano stati resi nei confronti dello Stato o delle Pubbliche Amministrazioni, che risultano morose nei pagamenti anche per diversi anni. Inoltre, coloro i quali posseggono un conto corrente bancario e quindi potrebbero fruire di una carta bancomat o di una carta di credito collegati al conto, in realtà potrebbero contemporaneamente pagare i servizi richiesti tramite bonifico bancario o assegno.

Inoltre, le spese di gestione dei sistemi POS, praticamente in previsione mai utilizzati dai professionisti, molto più forse per il commercio al dettaglio o in larga scala, ricadrebbero unicamente sugli studi e sulle aziende, senza alcun beneficio, se non le farraginose proposte di deduzione fiscale degli oneri previste dal disegno di legge e riconosciute a chi si doti di questi apparecchi.

Il disegno di legge è stato in questi giorni assegnato alla Commissione Finanze del Senato, per cui verrà probabilmente discusso. Il risultato andrà ad integrare la normativa vigente rappresentata dall’art. 15, comma 4, del D.L. n. 179/2012, convertito nella L. n. 221/2012, come successivamente modificato dall’art. 9, comma 15-bis, del D.L. n. 150/2013, convertito dalla L. n. 15/2014 (c.d. “Milleproroghe 2013“). Le sanzioni, come si è detto da più parti, appaiono però spropositate rispetto al fine che il Legislatore si è prefissato, anche considerando che molti clienti di studi ed imprese non sono dotati nemmeno del conto corrente bancario.

Il 10 marzo 2015 il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Architetti ha definito la misura “ingiusta, anacronistica, punitiva e inutile“. L’Ordine ha messo in luce che l’obbligo renderebbe gravosa la vita ai giovani professionisti, e inoltre nessun contributo fornirebbe alla lotta al nero e all’evasione fiscale, che non dipende dal dotarsi, il professionista o l’azienda, del sistema POS.

Alcune associazioni di commercialisti si muovono nella stessa direzione, sottolineando l’importanza di evitare, in questa fase di grave stagnazione dell’economia, di appesantire ulteriormente lo scambio di beni e di servizi e la circolazione della moneta.

Confedertecnica ha parlato di stato di polizia tributaria. Claai ha parlato di operazione vessatoria a danno di chi in un momento di crisi come questo non può sopportare altri costi fissi di gestione.

I senatori che hanno presentato il disegno di legge sottolineano che l’intenzione non è stata quella di punire imprese e professionisti, ma di agevolarli, garantendo la detrazione dalla base imponibile del costo percentuale relativo alla transazione eseguita.

Articolo redatto a Torino da Studio Duchemino il 7 aprile 2015

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