Mentre in Egitto si muore per l’acqua inquinata che esce dai rubinetti e gli imam mettono in guardia i cittadini usando gli altoparlanti delle moschee, e ad Aleppo si muore per la disidratazione e per la mancanza di acqua potabile, per i Paesi Occidentali si pone il problema opposto, cioè l’intossicazione da eccessivo consumo di acqua. A parte la California, che sta vivendo un periodo di grave siccità, con razionamento, negli ultimi anni, infatti, si è diffusa la “moda” delle bottigliette di acqua minerale, che assolvono al famoso obbligo di assumere almeno due litri di acqua al giorno, prescritto dai medici.
Le associazioni dei consumatori, però, avvertono che tale pratica non sempre e non in tutti i contesti risulta salutare.
Pare gli italiani consumino almeno 250 litri di acqua al giorno. Mentre è stato messo a punto il Cellular Internet of Things (CIoT), un protocollo con applicazione smartphone Vodafone-Kamstrup che consente di individuare eventuali perdite del sistema idrico, mediante il monitoraggio del consumo pro capite, ci si pone anche il problema a livello medico, se tutta questa acqua che i media consigliano di bere faccia poi così bene ai reni.
Intanto il consumo di acqua dipende inevitabilmente dalle condizioni climatiche e dalla quantità di attività fisica che si svolge. I medici consigliano 1 litro e mezzo al giorno, ma molto dipende anche dallo stimolo che si percepisce, in quanto bambini e anziani non percepiscono lo stimolo allo stesso modo del soggetto medio. Inoltre, l’acqua è contenuta pure negli alimenti, quindi per raggiungere i due litri giornalieri si deve contare su un litro e mezzo di acqua bevuta direttamente, mentre 500 ml possono pervenire tramite l’assunzione di alimenti che contengono liquidi in generale.
Negli ultimi anni alcuni studi scientifici hanno evidenziato la presenza di un disturbo chiamato aquaholism. Una sorta di disturbo di dipendenza che ci porta a bere anche quando non abbiamo alcun bisogno. L’eccessiva idratazione può diluire il sangue e causare ulteriori problemi, specialmente se la quantità di acqua ingerita nell’unità di tempo oltrepassa il tasso di escrezione dei reni, che vanno in sovraccarico di lavoro. Il problema è, quindi, che si finisce per dipendere dalla bottiglietta.
Secondo il professor Mark Whiteley, bere eccessive quantità di acqua rende incapace l’organismo di provare lo stimolo corretto della sete, come se non fosse più in grado di percepire quando effettivamente si ha sete oppure no perchè vi è un bisogno effettivo. Meccanismo analogo è l’inattività dell’ormone ADH che durante la notte permette di regolare la diuresi. Chi beve troppo rischia sia l’insonnia, sia l’eccessiva sudorazione.
Insomma, sempre meglio bere solo quando si ha sete.
Articolo redatto a Torino da Studio Duchemino il 15 maggio 2015