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Recesso del dirigente in prova: scopri come funziona

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Oggi ci occupiamo di recesso del dirigente in prova.

Che cosa succede se un dirigente viene assunto in prova e poi licenziato subito?

E’ possibile fare ricorso al giudice del lavoro?

Indice

Recesso del dirigente in prova: come avviene la selezione?

Solitamente la selezione del dirigente avviene dopo vari test.

L’azienda cerca la figura giusta per quelle mansioni di cui ha bisogno.

E’ probabile che venga richiesta al dirigente una specifica esperienza.

Il dirigente potrebbe aver bisogno di frequentare corsi o master.

Non è detto che l’azienda sia intenzionata a pagarli.

Recesso del dirigente in prova: cos’è il periodo di prova?

Per periodo di prova si intende quell’intervallo di tempo in cui il lavoratore è messo in prova.

Egli, infatti, deve dimostrare di avere le capacità richieste dall’azienda.

Non è detto che il contratto collettivo o quello individuale stabiliscano una durata minima.

Durante la prova, il dirigente fa tutto il possibile per dare il massimo.

L’azienda, infatti, dovrà valutare se lui è la figura giusta richiesta nel suo organico.

L’azienda, al termine della prova, proporrà l’assunzione.

Recesso del dirigente in prova: che fare? Cosa succede se una delle parti si tira indietro?

Uno dei principali problemi è se l’azienda si tira indietro.

Questo atto si chiama recesso ed è in effetti possibile anche durante la prova.

Questo è specificamente previsto dall’art. 2096 c.c.

Il dirigente potrebbe essere, quindi, licenziato durante la prova.

Non è un vero licenziamento, è solo una valutazione negativa che l’azienda può fare prima che la prova finisca.

Il dirigente può impugnare l’atto, sostenendo ad esempio di non avere avuto il tempo per dimostrare le sue abilità.

L’azienda si difenderà dicendo che anche se il termine non è scaduto, tuttavia si è già fatta un’idea sufficientemente precisa.

Recesso del dirigente in prova: un caso pratico.

Come è nostra consuetudine, riportiamo un caso pratico realmente accaduto.

Tribunale Arezzo, Sez. lavoro, Sent., 09/10/2024, n. 445 ha stabilito che era lecito lasciare a casa il dirigente. Questo lavoratore era stato assunto dopo accurata ricerca.

Lui aveva scelto di fare un master, ma non era stato affatto obbligato dall’azienda.

Viene lasciato a casa per divergenze sulla gestione aziendale, circa una questione di budget.

Tuttavia lui impugna l’atto di recesso dell’azienda durante il periodo di prova.

Il giudice dà però ragione alla società, in quanto ritiene esperito sufficientemente il periodo di prova.

Le parti non avevano concordato una durata minima e il lavoratore non ha dimostrato di non essere stato in grado di esprimersi a sufficienza.

Il ricorso viene respinto e le spese legali compensate, per via dell’asimmetria finanziaria tra lavoratore e azienda.

Infine, non viene considerato un danno la spesa per il master, visto che è bagaglio culturale che rimane al lavoratore.

I motivi della sentenza

Citiamo nella motivazione:

Non essendo stato previsto nel contratto un tempo minimo di prova ed avendo messo il ricorrente nelle condizioni per poter effettivamente svolgere il proprio lavoro, è ben possibile che la resistente – già dopo un mese e mezzo – si sia accorta che le qualità professionali del OMISSIS non rispecchiassero quelle ricercate per quella specifica figura lavorativa.

La legittimità del recesso determina che nulla sia dovuto in termini di risarcimento del danno.

Contratto del dirigente e recesso nel periodo di prova: che fare?

Quando un dirigente è licenziato durante il periodo di prova, è necessario svolga una consulenza legale, per capire se la sua situazione è impugnabile o no.

Si consiglia, quindi, di valutare bene, prima di fare causa.

Articolo redatto ad Alpignano da Studio Duchemino il 29 ottobre 2024

 

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