Vai al contenuto

In arrivo la tassa sui contanti?

In queste ore si assiste ad una lotta di notizie e smentite: è in arrivo un’imposizione fiscale sui contanti?

Il dubbio è questo, visto che alcuni quotidiani ne danno atto. Si parlerebbe di un bollo proporzionale da applicarsi ai depositi superiori ad una certa cifra effettuati in banca. Depositi, ovviamente, di denaro contante. Sarebbero sottoposti a tassazione i depositi giornalieri superiori ad € 200,00.  In realtà, la notizia è stata smentita, tuttavia è quanto mai certo che il Governo si sta preparando ad intervenire in modo drastico sulla lotta al sommerso, includendo, quindi, misure per combattere anche il cosiddetto “nero”.

Si studia, peraltro, una misura generale, a partire dal 2017, cioè la trasmissione giornaliera da parte di professionisti, commercianti e artigiani, al Fisco, dei corrispettivi giornalieri. Sulla questione della presunta tassa sul contante, il Governo smentisce, ma si teme che sia la solita smentita basata su un gioco linguistico. Il problema è che ci sono categorie che per definizione acquisiscono reddito in contante. Pensiamo ai tabaccai o ai benzinai. Si tratta di soggetti che lavorano in questo modo, non per evadere, ma semplicemente perchè questo è ciò che avviene tutti i giorni.

Arriveranno, in ogni caso, alcune misure sulla fatturazione elettronica e sullo scontrino digitale.

Anche solo la trasmissione giornaliera dei corrispettivi al Fisco permetterà al Fisco di avere una idea chiarissima delle entrate di un soggetto e al contribuente permetterà, invece, di constatare la sua posizione di fronte allo Stato. Non è ancora chiaro se si incrementerà l’uso di tablet, cellulari e smartphone, con apposite applicazioni, per la trasmissione giornaliera delle fatture, incombente che, a quanto pare, riguarderà anche i professionisti, a partire dal 2017.

La tracciabilità fa bene anzitutto alle banche, a quanto pare, visto che aumenteranno sensibilmente tutte le operazioni sulle quali la Banca può trattenere una commissione, e diminuiranno i costi di gestione del contante, tuttavia è inevitabile, considerata la necessità di diffondere la moneta elettronica (che viaggia più in fretta) e la tracciabilità delle operazioni. Il punto è trovare l’equilibrio tra esigenze contrapposte. Si studia altresì un credito di imposta per quelle vendite effettuate mediante operazioni telematiche di moneta elettronica, disincentivando sempre più il nero.

Sarebbe, poi, anche bello che alla fine di questo processo di innovazione tecnologica, si decidesse finalmente di utilizzare il recupero dell’evasione per coprire l’abbassamento delle imposte. Noi sappiamo che in Italia, nel 2012, i pagamenti con moneta contante erano l’83 % a dispetto di una scarsa diffusione di pagamenti elettronici. Sicuramente, quindi, a dispetto della situazione di altri Paesi europei, l’Italia deve ancora fare molto. Ma alla diffusione del grande fratello fiscale dovrebbe accompagnarsi, però, una sensibile riduzione delle tasse e non un aumento costante dell’imposizione, come è accaduto negli ultimi anni.

Non è chiaro, peraltro, ad oggi, soprattutto in relazione ai progetti messi in campo dall’Agenzia delle Entrate, se il controllo totale e onnipervasivo sui contribuenti, attuato anche mediante l’acquisizione giornaliera dei dati dei conti correnti bancari, abbia come finalità quella di elaborare software capaci di stanare i veri evasori, oppure solo quella di opprimere ulteriormente il cittadino. Unica cosa certa, i vari sistemi utilizzati negli anni hanno dimostrato grossi limiti: si va dal redditometro, e quindi anche dagli studi di settore, spesso sganciati dalla realtà, allo spesometro, con cui si costruisce a posteriori un reddito sulla base delle spese operate dal contribuente per l’acquisto di beni, dall’incrocio dei dati (spesso foriero di equivoci sulle singole situazioni), ai vari patteggiamenti proposti e/o imposti dall’Agenzia delle Entrate per fare cassa; infine, si arriva al tracciamento di ogni operazione. In tutto questo, pare che a farla franca ancora una volta sarà chi ha portato all’estero i suoi risparmi.

Articolo redatto a Torino da Studio Duchemino il 17 febbraio 2015.

Se ti è piaciuto questo articolo, condividilo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Call Now Button